lunedì 9 luglio 2018

Il mio mondiale

Il 9 luglio 2006 fu una notte magica per due ragioni.

1) L'Italia vinse la coppa del mondo.

2) Il mio scooter BETA ARK azzurro e nero, compagno di mille avventure, riuscì a trasportare me, Paolo e Alessandro per qualche metro, mentre i vecchi ci superavano... a piedi.

Mi risulta veramente difficile credere che siano passati dodici anni. Non ero che un ragazzino alla sua prima stagione lavorativa come cameriere. I giorni passavano molto più lentamente di adesso, si aveva il tempo per tutto. Ricordo che mi domandavo spesso: " Chissà dove sarò fra dieci anni". Il me di allora non sarebbe troppo contento credo.

Avevo vissuto quel mondiale in maniera distaccata, troppo preso dai ritmi del lavoro; nel campeggio dove lavoraro avevano installato un mega schermo per le partite dell'Italia, ed insieme ai clienti guardavamo i vari match, non troppo speranzosi a dirla tutta.

La partita con l'Australia aveva messo in luce tutte le difficoltà della squadra di Lippi... e che squadra! Cannavaro, Totti, Del Piero, Buffon, Zambrotta, Gattuso etc... pensare che adesso giochiamo con De Sciglio and company.

Il 4 luglio ci fu il match della svolta. Quell'Italia VS Germania, a casa loro. Ricordo che si fermò il locale intero per seguire i 120 minuti di quella partita, una delle più sofferte che abbia mai vissuto.
Corner di Del Piero, la palla arriva a Pirlo che fa la zingarata: invece di tentare il tiro la passa a... Grosso! Il quale tira senza neanche guardare una palombella a giro imprendibile. Dio bono ragazzi, è venuto giù il mondo. Fabio Grosso, gol in semifinale con tiro a giro, credo che se ci dovesse riprovare mille volte non glie ne riuscirebbe una. Quell'esultanza liberatoria in stile "urlo di Tardelli", più commosso, più incredulo... lo abbiamo abbracciato tutti quella sera, non solo Buffon con la sua casacca bordeaux.

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La Germania accusa il colpo ma non si arrende. Lo fa solo quando incontra il petto di Fabio Cannavaro che lancia Totti, dentro il pallone per Gilardino che taglia la difesa per aprire un varco a l'unico giocatore che mi ha fatto piangere più di una volta nel corso della sua carriera: Alessandro Del Piero.

Quando riguardo a rallentatore quel gol non capisco come un semplice tocco sotto possa arrivare con quella potenza sotto il set; Del Piero sembra sfiorare la palla con l'alluce, eppure... Li esplosi davvero, per me, juventino da sempre, era la ciliegina sulla torta, la rivincita del mio capitano. Fu il gol più importante, quello che sugellò la vittoria. I clienti si abbraciavano con i camerieri e i pizzaioli ballavano alzando nubi di farina; è proprio vero: il calcio è l'unica cosa che, aimé, ci rende tutti uniti, tutti uguali.

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Il 9 luglio ci fu la finale, stesso copione di qualche giorno prima, stesse emozioni e poi il rigore finale sempre di Fabio Grosso. Ricordo ancora Suat, il pizzaiolo macedone alto otto mettri e largo due, abbracciarci tutti, contentissimo che l'Italia avesse vinto il mondiale.

Il mio primo mondiale vinto, il quinto della mia vita, anche se ne ricordo solo tre. Subito dopo mi chiamò il mio miglior amico di allora, Matteo, incitandomi a raggiungerlo per festeggiare con la gente, dentro i bar, nelle notti estive dell'ormai remota adolescenza, non avevavo ancora compiuto 17 anni.

Quante cose avrei vissuto quella notte, in particolare ne rimane una ben impressa: una gioia vera, aperta, incontenibile. E allora che ce frega, via in tre su un motorino che ne portava al massimo uno (magro per di più), via a suonare il clacson insieme a tutti, via ad abbracciare chiunque portasse una bandiera sulle spalle, mentre le luci degli stabilimenti illuminavano la via di un'estate indimenticabile, mischiandoci tutti in un unico grande cuore azzurro, via, via, via...




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