lunedì 8 agosto 2016

A mia Nonna

Sonny Rollins suona Without a song aprendo l'album The Bridge.
Dopo nove mesi sono di nuovo a casa mia, a Fermo. Qui ho ritrovato i dischi e i libri cumulati una vita fa, a ventisei anni puoi cominciare a parlare di "una vita fa", senza troppi giri di parole.
Qui in camera mia ho anche ritrovato i miei diari di bambino delle medie e di adolescente, o per meglio dire li ho tirati fuori visto che sapevo benissimo dove si trovavano; curiosamente sfogliandone le pagine ho scovato una confessione che indica il motivo del mio arrivo improvviso e non programmato nelle Marche: la paura della scomparsa di mia nonna.

Mia nonna Stella è morta quattro giorni fa, il 5 agosto 2016 alle 20.30, aveva novant'anni.

Non so spiegare bene la ragione di tanta paura per un fatto naturale qual è la morte: c'è il bene che vuoi alla persona, il timore di non rivederla più fisicamente e di veder soffrire la gente che ti-le sta intorno. Tutto questo ha sviluppato in me un vero e proprio senso di rifiuto nei confronti di un atto tanto normale a cui siamo predestinati.

Poi ho capito: morendo mia nonna ha portato con se il senso fisico della mia infanzia; i ricordi restano sempre ovviamente, ma lei era il legame con un mondo che oramai non mi appartiene più da tanto tempo, come la casa in cui passavo le estati da bambino, il tè freddo e il pan carré con il prosciutto che mi serviva a merenda, prosciutto comprato alla Conad vicino al residence per anziani di Montegranaro; lo chalet "Dal Veneziano" di Civitanova Marche dove mia nonna prenotava sempre l'ombrellone e la cena di Ferragosto;  il Natale e la tombolata in famiglia; le coperte pesanti e il pigiama di flanella passato da generazione in generazione che pizzicava sulla pelle quando mi aiutava ad indossarlo; Forum su rete quattro ai tempi del giudice Santi Licheri mentre preparavamo il pranzo tutti insieme; i libri di scuola rigorosamente ordinati alla cartoleria di fiducia "Mariuccia" che comprendevano anche l'operazione di imbustamento con copertine trasparenti o verdi nello studio grande di mio nonno; i giochi con i miei cugini e mio fratello davanti, dentro e dietro casa; l'annaffiare il giardino di mia nonna, vanto del paese; aprire timidamente la porta ai giovani studenti poco più grandi di me che continuavano ad andare dalla Maestra Stella, in pensione da anni, ma sempre pronta ad aiutare nel dopo scuola, perché il lupo perde il pelo ma non il vizio.
E chissà quante altre cose che al momento non ricordo. Ecco, mia nonna è stato tutto questo.

Oggi al funerale ho rischiato il pianto, non per la morte di una persona tanto cara che era alla fine della sua lunga e felice vita, ma per la gente: la chiesa gremita di parenti, ex alunni che oramai hanno più di sessant'anni, amici di famiglia, vicini di casa, tutti li a dire addio ad una persona che, parole di un'amica di mia nonna, "è stata importantissima per questo paese".
E Montegranaro, paese di umili contadini e scarpari, si è ricordato di mia nonna, ha risposto attraverso i propri abitanti con piccoli gesti carichi di significato, chi baciava la bara, chi l'accarezzava sospirando "Stella mia", "Cara Maestra" o "La Maestra mia..."

"Al mio funerale non vestitevi di nero! ma tanto io c'ho da campà ancora", e che attaccamento alla vita ha avuto mia nonna, fino alla fine tanto da stupire medici ed infermieri. Oggi durante la predica del prete stupidamente ho immaginato mia nonna dirsi fra sé e sé "Per chi è sto funerale?", perché lei non se lo immaginava proprio.

Io credo che il consiglio più grande che mi abbia mai dato implicitamente sia stato "Non sprecare la vita che è tanto bella, goditela!", e pensando ad una persona che ha attraversato una guerra e ha cresciuto un fratello da sola mentre si faceva 4 km a piedi tutti i giorni per andare ad insegnare nelle scuole di campagna, beh, dona tutto un altro valore ad una frase semplice a cui non diamo mai troppa importanza.

Ora Sonny Rollins sta suonando You do something to me chiudendo il disco, e io dico definitivamente addio ad una persona tanto amata che resterà nella memoria mia e dei miei fratelli, con tutti i suoi difetti e le "leggende" che già girano intorno al suo nome, Stella Franceschetti, la Maestra.