Città
dal gusto di provincia,
che mi sorprendi incastrato
che mi sorprendi incastrato
all’orlo
della tua camicia,
sento
l’odore del tuo fiato.
Città,
a cui devo le fatiche
lasciate
dietro le discese,
figlie
adottate di salite
maledette,
poi comprese.
Città,
il cui ultimo saluto
non
sarà poi tanto triste,
dato
che il tuo sguardo muto,
seguirà
orgoglioso le mie piste.
Città,
pingue di natura,
addossata
verso il mare,
tutta
appesa su un’altura,
che
rispecchia il tuo invecchiare.
Città
dalla buona educazione,
impastata
di bestemmie e tradizione,
da
contadini che non perdono l’occasione,
di
ricordarti quanto varia il loro umore.
Città,
i segreti tuoi ho scovato
di
eroi ne hai conosciuti molti,
li
hai amati come figli tolti,
eppure non ne hai mai parlato.
Città
e il tuo amico argentino,
che
segue passo al vento fresco del mattino,
sempre
impegnato a tirar voce al suo destino,
tra
vecchie mura di arenarie, malta e vino.
Città,
in cui dovrò morire,
per
difenderti dai torti,
dalle
accuse e dai rimorsi,
di
chi ti ha odiato senza mai partire.
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