martedì 9 luglio 2013

In principio era... una lista di libri.

Uno dei momenti di svolta della mia adolescenza è stato senza dubbio il giorno in cui la mia professoressa di italiano, alla quale devo moltissimo dal punto di vista umano, portò in classe una lista. Si trattava di un foglio A4 in cui vi erano elencati una trentina di libri suddivisi per autore.
Non ricordo le esatte parole di quella mattinata, ma il discorso della professoressa (il cui accento marchigiano inciampava contro i denti limati all'italiano più esatto) più o meno fu il seguente: "Ragazzi miei, questo breve elenco non deve essere visto semplicemente come un compito da portare per la settimana prossima, INESORABILMENTE per la settimana prossima... bensì deve rappresentare un inizio. Quando ero ragazza non avevo la possibilità di comprare libri, la mia era una famiglia di contadini, poco avvezza alla lettura; così, forte della mia curiosità, me ne andavo nella piccola biblioteca del paese a leggere tutto quello che trovavo. In questo foglio di carta ho inserito alcuni titoli base, gli imperdibili li si potrebbe chiamare, quelli da leggere per forza,  fatene buon uso."
Quello che all'epoca mi sembrò il solito discorso da fare a studenti dediti al piacere del rumore e alla simulazione di mosse di lotta libera direttamente ispirate al wrestling (adoravo l'Ankle Lock di Kurt Angel), dopo qualche tempo si rivelò profezia, il piacere della lettura "seria" nacque in me grazie a quella lista. Fino a quel momento  non avevo letto molti libri, nulla di particolarmente significativo per lo meno (tolto Capitan Mutanda si intende); la mia cultura si basava su fumetti grandiosi, unici, impareggiabili: dalla Paperdinastia a Watchmen, da V for Vendetta a Slam Dunk, passando per Dragon Ball, One Piece e tutti gli altri.
Dal primo titolo iniziò una vera e propria rincorsa agli anni "perduti", vai allora con I dolori del giovane Werther, Moby Dick, Siddharta, Madame Bovary, Victor Hugo, Dumas, Kerouac, e via ancora ancora e ancora... la fortuna di avere una vasta libreria a casa di mia nonna mi ha permesso di scoprire il piacere delle vecchie edizioni, magari firmate da mio nonno Giancarlo prima, durante e dopo la seconda guerra mondiale; me lo immagino ancora adesso tra i mercati di Ferrara a "spulciare" quelli che sarebbero stati i suoi compagni di una vita insieme alle inseparabili sigarette. 
Tornando alla mia prof. devo dire che le devo molto, lei così piccola e così forte, portava ogni giorno due borse pesantissime piene di compiti corretti e materiale didattico, la piegavano in avanti letteralmente; lei così professionale nel lavoro nel quale metteva passione e vero e proprio amore, la si vedeva realmente preoccupata per gli studenti e altrettanto orgogliosa; lei che mi chiamò qualche giorno dopo la fine dell'esame di quinta superiore per chiedermi come era andata e cosa avrei fatto all'università.
Lei che mi iniziò al piacere della lettura semplicemente con una lista.

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