È stato bello appurare che anche a Grenoble, a 833 km di distanza da casa, ho
trovato delle persone che mi vogliono bene e a cui voglio bene; magari per
qualche ora, o fino al mattino dopo aver orgogliosamente gridato a squarciagola
tutte le canzoni degli AC/DC e dei Led Zeppelin ♫ “lanciate” dal DJ rockettone
in un vortice fatto da cento e più persone ristrette in quel minuscolo spazio
vitale di locale.
Senza star male, ho
tirato fino alle cinque, accompagnando gli sguardi della gente, le risate e le
confessioni con pensieri sempre netti, oggettivi, stretti alla gola come
cravatte di infima qualità estetica: c’è stata anche sofferenza di cui non parlerò
ma che fa riflettere sulle priorità della vita.
Ti concentri sui
dettagli: la ragazza con la frangetta e i capelli rossi scuri ci prova col tuo
amico impegnato a giorni alterni accarezzandogli le orecchie come si fa con i
gatti; lui rifiuta con un sorriso compiaciuto, non può che rifiutare avendo al
fianco la tipa con cui esce da un mese.
L’altro mio amico si
butta nella danza reclamando a gran voce la musica depressa e ricercata degli
anni ’90, io lo blocco dicendogli “voglio i Blues Brother”, lui approva
intimorito; 10 secondi dopo la sala balla Jailhouse
rock di Elvis. C’ero quasi.
Poi l’ubriaco di
turno si mette a pisciare in mezzo alla gente, sulle sciarpe e i cappotti appoggiati
alla panca dando una lezione di stile a tutti i surrealisti del fottuto pianeta.
Ne ho vista di gente messa male, ma uno come lui mi è rimasto impresso nella
mente. E se da una parte vorresti incorniciare quel momento per mostrare al
mondo lui, il suo pisello infreddolito e il suo sguardo da Nirvana, dall’altra
le mani tremano quando ti accorgi che ha colpito anche te col suo piscio
fetido. Arriva il buttafuori, il fremito si placa.
Pensiero triste,
pensiero di vicinanza... si riparte.
E via si balla! si
beve! si ricordano fatti avvenuti quattro anni prima, alla stessa ora, nello
stesso posto con una compagnia che è un po’ la stessa di adesso, solo meno
matura data la giovane età.
Entrano loro due, il
re e la regina della serata: Jon Bon Jovi dei poveri e la groopie di 16 anni.
Lui ha stile, dio bono che stile... lo invidi tantissimo, i capelli che sono un
miscuglio di Welcome to the jungle, Bed of Roses e Eruption. La canottiera sbrindellata, il giaccone di pelle tirato
giù a metà spalla mentre il bacino si struscia contro di lei, stesso stile, età
minorile.
Eppure li invidi
tantissimo, perché si vede che amano la loro vita, la loro storia. Per una sera
saranno loro i protagonisti, per una sera l’intera città sarà ai loro piedi,
pace per chi li disprezza, per chi li considera dei pagliacci, io ho visto nel
loro viso la gioia.
Poi finisce, si
riparte verso casa, si schitarrano le prime ore del 4 dicembre, le solite
canzoni che non stancano mai. Io sono un Jubox rotto, saluto i presenti, cavalco
la mia bicicletta a noleggio e mi dico che sono cominciati bene questi 27 anni.
Mi allontano e mi
immagino come un puntino perso tra i rumori e i dolori di Grenoble.
Ma Ciao Jacopo ! Sono Stef. Spiacente di non esser venuto ma ti ho pensato tanto. A presto amico.
RispondiElimina