Non molto tempo fa facevo parte di un trio.
Era un trio che spaziava tra la demenzialità e il rigore dell'adolescenza, un sorta di passante che si fermava ad ammirare le brevi esperienze dell'incoscienza e della leggerezza dei 15/16 anni.
Quando eravamo un trio la cosa più importante era la pizza "dalla polacca" per due ragioni: numero uno il rapporto qualità prezzo era ottimale; numero due ci serviva quella che noi pensavamo essere una modella dell'est Europa quando, in realtà, era nata ed abitava a pochi chilometri da casa nostra.
Quando eravamo un trio le giornate scorrevano più lentamente, molto più lentamente di adesso. Avevamo il tempo di andare a scuola, di organizzare il pomeriggio, di comprare fumetti e dischi musicali; avevamo il tempo di programmare viaggi mai fatti, di dare consigli inopportuni, di copiare gli stessi errori, di aspettare il ritorno di uno di noi.
Quando eravamo un trio abbiamo tentato la carriera musicale in un garage freddo e rimbombante dove si sentiva solo il rumore della batteria a causa di un basso senza amplificatore e di una chitarra dall'amplificatore troppo piccolo.
Io devo a quel trio il mio ingresso ufficiale nel mondo degli adulti, non fosse stato per loro sarei ancora un timido bambinone impacciato.
E adesso che quel trio sta per sciogliersi definitivamente, per ragioni più grandi di noi e per scelte ancora più grandi, volevo ricordarlo, perché quando eravamo un trio ho assaggiato una parte di felicità.
Buon viaggio amici miei, sia per chi partirà a breve, sia per chi se n'è già andato.
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