Il tempo è galantuomo. Una frase ricorrente, quasi di moda, che in sostanza non ho mai capito a fondo, probabilmente a causa dell'irrazionalità presente all'interno del significato stesso del concetto: un essere malvagio non verrà necessariamente "punito" dal passare del tempo per le sue malefatte, come un essere buono non è detto che viva una vita straordinaria, piena di felicità e di soddisfazioni. Anzi...
Eppure il tempo è galantuomo. Ma in un altro senso, e oggi me ne sono reso conto: mi trovavo nel laboratorio di mio zio "tutto-fare" per modificare alcune cose sulla mia chitarra acustica; appena entrato ho visto una credenza da cucina, rossa e bianca, coperta di polvere e legno scartavetrato. Non mi ha detto nulla inizialmente e sono passati alcuni minuti prima che io realizzassi il fatto che quel mobile da cucina, tutto sgangherato e sporco, aveva fatto parte della mia vita moltissimo tempo prima. Si trattava della credenza di casa mia vecchia in cui mia madre, saggiamente, nascondeva le uova di pasqua o gli ovetti kinder per evitare che il proprio pargolo ingordo sin da piccolo (ovvero il qui presente) li mangiasse tutti in una volta. Li metteva nell'anta destra chiusa con una chiave che ancora è li.
Il tempo è stato galantuomo con me, e lo è stato per una questione di centimetri; io quella credenza me la ricordavo gigantesca, irraggiungibile nei suoi piani più alti, pesante nelle sue "vetrate" che sfumavano i piatti e i bicchieri al suo interno, un vero e proprio mostro di vernice rossa. Oggi quello stesso mobile era piccolo, facilmente accessibile: potevo girare la chiave facilmente e i vetri di fronte, oramai ingialliti, mi son sembrati così sottili...
Il tempo è stato galantuomo perché oggi mi ha fatto rivivere un pezzo della mia infanzia, all'improvviso, come una sorpresa inattesa, come se avesse voluto farmi un regalo, sussurandomi ad un orecchio che il piccolo pargolo in cerca di cioccolata era diventato il gigante in cerca di ricordi.
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